La “gen z” trasforma le regole del consumo: al centro la responsabilità sociale
La sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale sono diventate sempre più importanti negli ultimi anni con una tendenza in continua crescita. Le persone sono sempre più attente e preferiscono i brand che si impegnano per ridurre l’impatto ambientale, promuovere condizioni di lavoro etiche e sostenere cause sociali, in particolare per il miglioramento del Territorio.
L’80% dei consumatori italiani dichiara di prestare attenzione alle tematiche sociali e ambientali durante gli acquisti. Le diverse realtà, quelle aziendali in modo ancora più significativo, devono pertanto dimostrare in modo trasparente il loro impegno verso la sostenibilità e la responsabilità sociale, comunicando le proprie pratiche aziendali, la provenienza dei prodotti, le politiche ambientali e le iniziative di responsabilità sociale che sviluppano in modo concreto.
La “Generazione Z”, ovvero quella delle persone nate tra il 1995 e il 2010, quella dei nativi digitali, presi come riferimento per i trend di sviluppo dei vari mercati, vede il consumo come questione di interesse etico. Secondo le stime, entro il 2031 la gen Z supererà il potere di spesa dei millennials e porterà alla trasformazione del panorama generale, permeando l’intera piramide demografica.
Così al marketing moderno non viene chiesto più di vendere solamente un prodotto ma di fornire valore all’azienda, ai suoi brand ed al
consumatore. Il compito, quindi, non è più solamente quello di creare un mercato ad uno o più prodotti, ma di costruire brand solidi e autentici, capaci di creare legami emotivi con i consumatori basati su valori condivisi. Questo significa investire nella reputazione, nell’etica e nell’identità del marchio.
Oggi, i brand più potenti sono usati come segni di identità, ma i marchi del futuro saranno sempre di più segnali di appartenenza ad una comunità (community) della quale si prendono cura con azioni concrete di aiuto e di miglioramento sociale e del Territorio.
Fonti: Confindustria; Il Sole 24 ore